Il 1 maggio, la festa del lavoro e dei lavoratori, è da sempre una ricorrenza che mi tocca da vicino. Le mie esperienze pregresse all’interno di un’organizzazione sindacale sicuramente hanno il loro peso ma non è
solo questo il motivo di questo mio attaccamento. Anche io sono ancora un lavoratore ma sono soprattutto un padre che, come altri genitori, si trova a dovere supportare figli con situazioni lavorative incerte. Reputo che sia proprio questo l’aspetto che in questi anni fa vivere questa giornata quasi con un senso di sgomento. L’Italia è una Repubblica Democratica, fondata sul lavoro. Sono queste le parole contenute nell’art. 1 della nostra Costituzione. Parole che anno dopo anno, per le nuove generazioni, sembrano risuonare a vuoto.
Un problema enorme, una piaga sociale che rischia di bruciare il futuro di molti ragazzi. I recenti dati resi noti dall’Istat parlano di una disoccupazione generale scesa all’11,4%, un valore che non si toccava dal 2012. Ma gli stessi dati raccontano che il 56,7% dei giovani tra i 25 e i 34 anni non hanno un lavoro. Più di un ragazzo su due è senza un’occupazione.
Le problematiche legate al lavoro sono tante: si potrebbe parlare della sicurezza sui luoghi di lavoro, della parità di genere, dell’inserimento lavorativo delle persone svantaggiate oppure dei disoccupati over 50. Ma, non me ne vogliate, il mio pensiero più
grande è per quei ragazzi: io alla loro età avevo un posto di lavoro, una moglie e dei figli. Molti di loro questo lo vorrebbero ma non sono nelle condizioni di poterlo avere.
Come Sindaco di un piccolo comune purtroppo non ho ricette magiche per risolvere un problema così profondo e generalizzato, posso però spendere le mie energie per sollecitare le Istituzioni sovra comunali a migliorare le politiche del lavoro. A farlo però in maniera prioritaria perché ne va del futuro della nostra nazione e del rispetto di un’intera generazione che sta pagando per errori che non ha commesso.
Il Sindaco
Bruno Bruni