Ricorre oggi la festa della donna, giornata che scatena spesso polemiche tra chi la ritiene inutile e semplicemente “commerciale” e chi, invece, la considera comunque un momento di riflessione. Personalmente sono convinto che non è sicuramente una ricorrenza come questa a testimoniare il ruolo che le donne ricoprono all’interno della nostra società. I passi avanti fatti per raggiungere diritti fondamentali (e per troppo tempo negati) e la strada ancora da fare non possono certo essere “riassunti” in una celebrazione pubblica.
Ma, detto questo, ogni anno ho realmente il piacere di scrivere qualcosa in occasione di questo giorno particolare. Lo faccio senza retorica e con convinzione perché, anche alla luce delle cronache che riempiono i nostri media, reputo fondamentale sottolineare che ogni comunità non può fare a meno delle donne. Sia che queste decidano di essere madri oppure lavoratrici o entrambi. Sia che queste vogliano sposarsi o restare single. Sia che queste vogliano impegnarsi nel volontariato o magari in politica.
Ho imparato con il tempo e l’esperienza che il valore più importante che si possa ricercare nella vita è quello di essere liberi di essere sé stessi: ecco, le donne oggi sono consapevoli che possono essere chi vogliono essere.
E proprio alla luce di questa considerazione, quest’anno voglio ricordare una donna che per Manziana ha fatto qualcosa di importante: parlo della signora Enderle Resio, nata a Bucarest nel 1877 e morta e sepolta proprio a Manziana nel 1962.
Non so quanti di voi ne abbiano sentito parlare ma nella primavera del 1944 questa Signora fu fondamentale per salvare il “nostro” Palazzo Tittoni e conseguentemente anche la nostra bella piazza. In quegli anni, come mi raccontava anche mio papà, Palazzo Tittoni era diventato il comando dei Tedeschi ed era letteralmente pieno di armi e munizioni. La Signora Irene Enderle, insieme al marito tenente di Vascello della Marina Reale italiana, Luigi Giorgio Resio, qualche anno prima avevano acquistato un terreno a Manziana e vi costruirono sopra una villa.
Al momento della ritirata dei Tedeschi, una volta liberata Roma, fu proprio la Signora Enderle che, rimasta vedova ormai da tempo, si fece portavoce della volontà dei manzianesi e fece sì che l’intenzione tedesca di fare saltare il Palazzo (che con tutte quelle armi all’interno avrebbe causato danni devastanti) non si realizzasse concretamente. Le armi, infatti, vennero trasferite in altri luoghi (prevalentemente nel bosco) e lì fatte brillare.
Ecco in questa giornata dedicata alle donne, mi piace pensare a quella Signora minuta, innamorata di Manziana, poliglotta e capace di cambiare il corso della storia del nostro paese.
A lei e a tutte le donne di Manziana (e non solo), invio i miei auguri e la mia gratitudine.
Buona festa della donna!
Il Sindaco
Bruno Bruni